19/02/2021 Comunicati- La Fgu  Campania boccia il discorso programmatico sulla scuola del Presidente del Consiglio Draghi

La poca conoscenza della “reale realtà” scolastica evidenziata nel discorso programmatico del Presidente Draghi merita il voto negativo da parte della FGU Campania. In primis quando si parla di recuperare “le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno” ci si chiede : cosa si intende per “ lo scorso anno scolastico”? L’anno 2019/2020? E’ un anno chiuso ed archiviato, ormai. Ammettiamo, infatti, di poterlo  immaginariamente riaprire, dovremmo far recuperare le lezioni ad alunni che ora frequentano un’altra classe rispetto allo scorso anno? E come si farebbe per i ragazzi diplomati, molti già inseriti nel mondo del lavoro o iscritti all’ Università? Li si richiama a scuola?

 DICHIARAZIONE IRREALISTICA, QUINDI!

Queste le nostre riflessioni introduttive. In merito a tutto il contenuto programmatico esposto in Parlamento e riferito alla scuola abbiamo, invece,  rivolto delle domande alla Coordinatrice regionale della FGU Campania, prof. ssa Antonietta Toraldo

 Come valuta le previsioni rivolte alla scuola italiana del nuovo Presidente del Consiglio?

Molte delle linee programmatiche esposte dal Presidente Draghi ci sono apparse trite e ritrite e le sentiamo pronunciare da decenni dai vari Ministri dell’istruzione specie quelle riguardanti la riforma degli Istituti tecnici, in tanti hanno tentato di ammodernare questo ambito della scuola secondaria senza mai riuscirci .

Tante altre dichiarazioni risultano , poi, irrealizzabili e le analizziamo nel dettaglio:

  • Impossibile distribuire l’ orario di lezione su diverse fasce orarie se non si mette mano ad un piano assunzioni visto che chi insegna al mattino non potrebbe farlo in fascia oraria diversa.
  • La questione recupero ore perse è improponibile oltre che per i motivi già esposti nell ’ introduzione alla presente intervista sia perché non risultano lezioni perse per inadempimenti dei docenti che, anzi, hanno lavorato molto di più e con i mezzi propri dalle loro dimore. Qualora si dimostrasse  ciò si dovrebbe valutare che è stato causato dalla situazione pandemica che ha richiesto chiusura forzata delle scuole dall’ oggi al domani e la rimodulazione dell’intero meccanismo organizzativo adattandolo alle nuove modalità in didattica a distanza. La straordinarietà  della situazione ha causato in tutti i settori lavorativi disagi e opportune rimodulazioni per riprendere il ciclo produttivo. Non si capisce perché si guarda solo al mondo della scuola che si è rivelato, invece, quanto mai pronto ed efficiente ad affrontare l’emergenza.
  • Le difficoltà registrate soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno sono imputabili solo allo Stato che da tempo non riserva al Sud le risorse economiche che meriterebbe per realizzare una scuola idonea ai tempi attuali. Troppe le disuguaglianze di investimenti tra nord e sud che fanno di anno in anno aumentare il divario del mondo scuola tra settentrione e meridione.
  • Anche in merito agli investimenti per la transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale vorremmo ricordare al Presidente che l’abolizione di alcune materie di insegnamento o il privilegiare la scuola dei progetti anziché quella della didattica non è colpa dei docenti che, piuttosto, hanno subito le conseguenze nefaste delle scelte di tanti Ministri poco oculati in tal senso.
  • Il Presidente afferma che è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni. Vogliamo ricordargli che i docenti si aggiornano costantemente tanto che hanno saputo affrontare il passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza dall’oggi al domani e lo hanno fatto in piena efficienza. La classe docente, checché se ne pensi, è tra quelle più aggiornate del panorama lavorativo italiano.

Molte ed interessanti le critiche efficacemente argomentate e, soprattutto, fondate su  evidenze inconfutabili quelle da lei esposte. Ciò conferma quanto sia distante il mondo della politica da quello della scuola. Quali sono , invece, le proposte che si sente di avanzare al nuovo governo?

Il nuovo governo, se veramente, vuole il bene della scuola italiana deve incamminarsi verso un nuovo percorso. Draghi, che dice di voler essere in linea con l’Europa, iniziasse ad adeguare gli stipendi dei docenti agli standard degli altri paesi con il rinnovo del contratto scaduto dal 2018; contratto  che, a sua volta, fu  varato con aumenti risibili di pochi euro. Attendiamo da vari decenni una equiparazione con i paesi d’Oltralpe. Suggeriamo anche di rendere moderni, efficienti e, soprattutto, sicure le scuole italiane con un adeguamento strutturale degli edifici costruendone di nuovi o adeguando quelli esistenti a misure antisismiche e alle basilari norme di sicurezza.  

Anche eliminare, finalmente, le classi pollaio è  una necessità sempre più evidente  nell’ottica di sicurezza evidenziata con questa emergenza. Inoltre l’ aumento di organico, unitamente a provvedimenti da programmare in tempi giusti, si rende indispensabile per  avviare l’anno scolastico senza ritardi nelle nomine e con i soliti disagi nei primi mesi di lezione. Insomma, per sintetizzare, per  migliorare la scuola bisogna ascoltare chi la scuola la conosce perché ci vive e ci lavora quotidianamente stando a contatto con le mille difficoltà che vi si riscontrano e ridando la dovuta dignità a chi lavora con e per le future generazioni. 

Ufficio stampa Gilda degli Insegnanti di Napoli

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