24/02/2021 linkazzato.it- Scuola: Intervista ad Antonietta Toraldo, Coordinatrice Regionale Gilda Campania

 

Cambiano i governi, si succedono i ministri, ma la scuola resta sempre la chiave di volta della visione politica di ogni esecutivo. Non a caso il neo-Presidente Draghi ha cominciato proprio dalla scuola ad immaginare il paese del domani.

Nelle prime uscite pubbliche, il premier ha espresso, in particolare, la necessità di prolungare il calendario delle lezioni scolastiche – almeno fino al 30 giugno – per recuperare le ore “perse” in didattica a distanza. Tale lacuna didattica si sarebbe registrata, a detta del Capo del Governo, con maggiore incidenza nelle regioni del Mezzogiorno di Italia, a causa del famigerato gap tecnologico esistente con le regioni del Nord.

Ciò non ha certamente lasciato indifferente il mondo della scuola, in particolare il personale docente ed i sindacati di categoria. Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Antonietta Toraldo, coordinatrice regionale della FGU Gilda-Unams Campania, sindacalista di lungo corso.

Come giudica la visione del Presidente Draghi in merito alla scuola del futuro?

Francamente, le linee programmatiche esposte dal Presidente Draghi sulla scuola non mi risultano affatto innovative. Anzi. Alcuni temi sono in agenda da oltre dieci anni e mi riferisco in particolar modo alla tanto attesa – ed ancora irrealizzata – riforma degli istituti tecnici. E non solo. Ritengo fuorviante discettare sulla redistribuzione dell’orario scolastico, su più fasce orarie della giornata, senza che prima si parli di un piano straordinario di assunzioni. E’ dalle neo-assunzioni che dobbiamo partire, dal garantire la costante e nutrita presenza di docenti in cattedra, poiché essi sono il vero carburante del sistema scuola.

Il Presidente Draghi ha parlato della concreta possibilità di prolungare le lezioni sino al 30 giugno e, se necessario, anche oltre.

Si è parlato del 30 giugno, dei weekend, a tratti di luglio. Il vero problema è che si parte da un presupposto errato, che non trova alcuna rispondenza nella realtà dei fatti: si ritiene che in Dad si sia lavorato poco o, comunque, male. E non è affatto così. Lo sforzo dei docenti durante la pandemia è stato immane, abnorme e soprattutto silenzioso. Essi hanno caricato sulle loro spalle il peso del momento tragico vissuto, sorreggendo la scuola italiana nel momento di massima difficoltà, nell’unico ed appassionato obiettivo di garantire ai propri alunni la continuità didattica. E la missione è riuscita. Senza formazione, senza adeguamenti contrattuali, senza scioperi o lamentele, ma con la testa bassa e la voglia di fare.

Secondo il premier la DAD avrebbe funzionato peggio nel Mezzogiorno d’Italia, lì dove il gap tecnologico è più accentuato. E’ così?

Le difficoltà sono state tante e – mi sento di dire – sono state registrate ovunque nel paese. Certamente va rilevato che le regioni del Sud Italia hanno fronteggiato la pandemia con armi meno potenti rispetto alle regioni del Nord. Sono anni, purtroppo, che lo Stato non riserva al Mezzogiorno quelle risorse economiche necessarie per ripristinare una effettiva uguaglianza almeno sotto il piano didattico/educativo. Ed è questo che aumenta il divario tra una parte e l’altra del paese e non una presunta tendenza alla dispersione scolastica, come qualcuno ha lasciato intendere.

Nella visione del Governo rientra anche una necessaria formazione dei docenti, da effettuarsi in modo continuativo

Neppure questa è una novità. I docenti già oggi si aggiornano costantemente, al punto da aver affrontato da soli il sanguinoso passaggio dalla didattica in presenza alla didattica a distanza e lo hanno fatto in piena efficienza. Mi preme evidenziare che la classe docente è tra le più aggiornate dell’intero panorama lavorativo nazionale.

Un’ultima considerazione sul contratto di categoria. Il tema pare non essere “urgente” nell’agenda “Draghi”.

E invece dovrebbe esserlo. Il rinnovamento della scuola italiana, tanto sbandierato da ogni esecutivo, deve necessariamente passare dall’adeguamento stipendiale dei docenti ai parametri comunitari. Il contratto attuale è scaduto nell’anno 2018 e parliamo in ogni caso di un contratto che aveva aumentato il trattamento stipendiale di una manciata di euro. Non si può più aspettare, bisogno rispettare la dignità professionale dei docenti.

Siamo ai saluti. Ci lascia con dei “buoni propositi” per il nuovo Governo?

Comprendiamo che il Governo oggi si trovi davanti una delicatissima partita da giocare, poiché riguarda la scuola e cioè il futuro del nostro paese. Tuttavia, auspichiamo nelle cruciali scelte future un totale coinvolgimento di chi la scuola la vive ogni giorno, stando a contatto con le molte difficoltà che vi si riscontrano, al fine di restituire la dovuta dignità a chi lavora con e, soprattutto, al servizio delle future generazioni.  

 
Avvocato, docente, giudice sportivo, chitarrista (mancato)
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