Boom di assenze rispetto allo stesso
mese dell’anno precedente: la scuola peggio degli altri comparti. Ma per
il Ministro della Funzione pubblica le sindromi influenzali c’entrano
poco: molto dipenderebbe dal ritorno alle fasce tradizionali. Così il
decreto allunga-controlli è questione di giorni.
Sarebbe
questione di giorni, forse di ore, la firma del decreto da parte del
ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che porterà
all’attuazione delle sette le ore di reperibilità del personale della
pubblica amministrazione in stato di malattia: per l’esattezza dalle 9
alle 13 e dalle 15 alle 18. Anche se la decisione era già stata presa da
giorni, la spinta finale è giunta il 20 novembre, quando il Ministro ha
reso noto che nella Pa ad ottobre le assenze per motivi si salute sono
cresciute del 28,3% rispetto allo stesso mese del 2008 confermando la
controtendenza di agosto e settembre.
Ed è
proprio il settore scuola ad aver fatto registrare un vero e proprio boom
di assenze: in base ad una accurata rilevazione ministeriale, effettuata
su 10.321 istituzioni scolastiche (il 97% del totale), è risultato che
rispetto allo stesso mese dell'anno precedente il personale della scuola
con contratto a tempo indeterminato ha fatto realizzare un +38,8% per il
personale Ata e addirittura un +41,1% per gli insegnanti.
Nel
confronto tra ordini scolastici, l'aumento più significativo nelle assenze
per malattia dei docenti si è registrata nella scuola secondaria di primo
grado (+45,7%). Seguono la scuola primaria (+43,3%), la scuola
dell'infanzia (+40,1%) e quella secondaria di secondo grado (+35,7%). A
livello territoriale è nel Mezzogiorno che si è riscontrato il maggior
aumento di assenze per malattia sia per i docenti (+46%) che per il
personale Ata (+44,0%). Anche nelle regioni del Centro si è verificato un
incremento sensibile del fenomeno: +40,3% per i docenti e +43,7% per il
personale Ata. Le variazioni più basse si sono invece realizzate nelle
regioni del Nord Est: +26,7% per i docenti e +23,2% per il personale Ata.
E sempre
ad ottobre è aumentato anche il ricorso ai giorni di assenza retribuiti
con la ex Legge 104/1992: +20,1% per i docenti e + 15,3% per il personale
Ata. Un altro “comparto” di assenze su cui il ministro Brunetta ha già
puntato il dito e su cui intende dare battaglia.
Tornando
alle assenze per motivi di salute, per il responsabile della Funzione
pubblica l’aumento di dipendenti malati non sarebbe solo legato alle
sindrome influenzali stagionali. Quella di ottobre è infatti la "terza
variazione di segno positivo – spiega una nota di Palazzo Vidoni - dopo
l`incremento di agosto (+16,7%) e di settembre (+24,2%) mentre era atteso
un assestamento del fenomeno con oscillazioni determinate essenzialmente
da ragioni epidemiologiche". Le ragioni sarebbero quindi tre: accanto
all’effettivo "aumento del rischio malattia", hanno trovato larga
attuazione un "aggiustamento dei comportamenti individuali" e soprattutto
la "ripresa dei comportamenti opportunistici".
Per il
Ministro la “colpa” principale rimane così quella di aver concesso, su
pressione dei sindacati e dello stesso personale, il ritorno alle quattro
ore di reperibilità: il vero motivo, sempre secondo Brunetta, che
indurrebbe il personale a dichiararsi malato anche quando non proprio
necessario sarebbe quindi la limitatezza dei vincoli a rimanere nel
proprio domicilio. L’applicazione della decurtazione in busta paga dello
stipendio accessorio (da due euro scarsi al giorno per i collaboratori
scolastici ad oltre dieci euro per i docenti a fine carriera) non avrebbe
quindi alcun effetto.
Inevitabile la conclusione: poiché grazie al decreto legislativo 150,
approvato in Parlamento tre settimane fa, il potere di cambiare le fasce
orarie diventa un’esclusiva proprio del Ministro della Funzione Pubblica,
entro breve i “furbi” alle dipendenze dello Stato avranno di nuovo vita
dura.