GILDA DEGLI INSEGNANTI

PROVINCIA DI NAPOLI

via Toledo n. 210, 5° piano  - tel. 081/7944165 fax 0812512845

email gildanapoli@gildanapoli.it

Home     |     News     |     Comunicati     |    Rubriche    |     Documenti     |    Sede provinciale    |     Cerca    |    Archivio     |     Scrivici
 


 


Riforma Moratti, alle superiori torna il 7 in condotta

VOTO / Abolito negli anni ’90, è stato «ripescato» dal ministero. Atteggiamento negativo e troppe assenze possono portare alla bocciatura
Gli studenti: rispecchia un’idea di scuola autoritaria. Il preside del Parini: giusto dare importanza al comportamento

di Annachiara Sacchi


Il «7» più odiato in pagella, l’incubo degli indisciplinati, quello che in un attimo poteva compromettere tutto un anno di studi, sta per tornare. Lo stabilisce la riforma delle superiori: oltre agli otto licei, al secondo canale di istruzione e formazione e agli stage in azienda, il ministero ha (re)introdotto il voto in condotta. In sintesi: un comportamento ritenuto molto grave o una raffica di assenze faranno scattare la bocciatura; gli studenti dovranno frequentare almeno tre quarti delle lezioni; il limite di assenze è di 50 giorni all’anno; bisognerà essere ammessi all’esame di Stato con uno scrutinio finale; l’atteggiamento tenuto in classe sarà valutato come qualsiasi altra materia. Quanto basta per scatenare dibattiti e polemiche. Primi a insorgere, i ragazzi dell’Uds (l’Unione degli studenti) e le associazioni studentesche che sul voto in condotta hanno aperto un forum. «Il ministro dell’Istruzione - dicono - calpesta lo Statuto degli Studenti. Nella nuova scuola non c'è spazio per il protagonismo dei giovani».
Fu proprio lo «Statuto delle Studentesse e degli Studenti», istituito con decreto del presidente della Repubblica a metà degli anni Novanta ad abolire il voto di condotta valido ai fini della bocciatura. Il testo: «Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto». Ribadiscono i contestatori: «La riforma Moratti reintroduce un’idea di scuola autoritaria che allontana chi è più irrequieto, chi vive un maggior disagio sociale ed economico o magari chi fa politica».
E se i liceali sono contrari alla vecchia-nuova norma, il mondo dei docenti l’accoglie con favore. A partire dai presidi, che per anni hanno invocato il ritorno del voto in condotta.
Carlo Arrigo Pedretti, a capo del liceo classico Parini, spiega: «È una novità positiva perché restituisce un certo peso contrattuale al comportamento. Forse così i ragazzi capiranno che a un atteggiamento negativo segue una pena proporzionata. La riforma? Non fa altro che fotografare la scuola dopo 25 anni di sperimentazione».
Difende i ragazzi lo psicologo Fulvio Scaparro: «Non sono favorevole a un voto secco e non argomentato. Si torna indietro nel tempo ed è un contentino che dà ai professori la falsa illusione di aver conquistato l’autorevolezza di un tempo. In più gli studenti si vedono giudicati sbrigativamente. Perché non c’è una scheda articolata, con cui il docente si espone dando un giudizio, ma un semplice numero, un voto dietro cui ci si nasconde. Certo, i rapporti all’interno della scuola vanno rivisti, ma non con i 7, gli 8 e i 9».



24 ottobre 2005