Riforma Moratti, alle superiori torna il 7 in condotta
VOTO / Abolito negli anni ’90, è stato «ripescato» dal
ministero. Atteggiamento negativo e troppe assenze possono portare alla
bocciatura
Gli studenti: rispecchia un’idea di scuola autoritaria. Il preside del Parini:
giusto dare importanza al comportamento
di Annachiara Sacchi
Il «7» più odiato in pagella, l’incubo degli indisciplinati, quello che in un
attimo poteva compromettere tutto un anno di studi, sta per tornare. Lo
stabilisce la riforma delle superiori: oltre agli otto licei, al secondo canale
di istruzione e formazione e agli stage in azienda, il ministero ha
(re)introdotto il voto in condotta. In sintesi: un comportamento ritenuto molto
grave o una raffica di assenze faranno scattare la bocciatura; gli studenti
dovranno frequentare almeno tre quarti delle lezioni; il limite di assenze è di
50 giorni all’anno; bisognerà essere ammessi all’esame di Stato con uno
scrutinio finale; l’atteggiamento tenuto in classe sarà valutato come qualsiasi
altra materia. Quanto basta per scatenare dibattiti e polemiche. Primi a
insorgere, i ragazzi dell’Uds (l’Unione degli studenti) e le associazioni
studentesche che sul voto in condotta hanno aperto un forum. «Il ministro
dell’Istruzione - dicono - calpesta lo Statuto degli Studenti. Nella nuova
scuola non c'è spazio per il protagonismo dei giovani».
Fu proprio lo «Statuto delle Studentesse e degli Studenti», istituito con
decreto del presidente della Repubblica a metà degli anni Novanta ad abolire il
voto di condotta valido ai fini della bocciatura. Il testo: «Nessuna infrazione
disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del
profitto». Ribadiscono i contestatori: «La riforma Moratti reintroduce un’idea
di scuola autoritaria che allontana chi è più irrequieto, chi vive un maggior
disagio sociale ed economico o magari chi fa politica».
E se i liceali sono contrari alla vecchia-nuova norma, il mondo dei docenti
l’accoglie con favore. A partire dai presidi, che per anni hanno invocato il
ritorno del voto in condotta.
Carlo Arrigo Pedretti, a capo del liceo classico Parini, spiega: «È una novità
positiva perché restituisce un certo peso contrattuale al comportamento. Forse
così i ragazzi capiranno che a un atteggiamento negativo segue una pena
proporzionata. La riforma? Non fa altro che fotografare la scuola dopo 25 anni
di sperimentazione».
Difende i ragazzi lo psicologo Fulvio Scaparro: «Non sono favorevole a un voto
secco e non argomentato. Si torna indietro nel tempo ed è un contentino che dà
ai professori la falsa illusione di aver conquistato l’autorevolezza di un
tempo. In più gli studenti si vedono giudicati sbrigativamente. Perché non c’è
una scheda articolata, con cui il docente si espone dando un giudizio, ma un
semplice numero, un voto dietro cui ci si nasconde. Certo, i rapporti
all’interno della scuola vanno rivisti, ma non con i 7, gli 8 e i 9».
24 ottobre 2005 |