Obbligo "scolastico"/1. Cercasi formula vincente
Non è stato ancora sciolto il nodo politico che condiziona le scelte tecniche
che devono dare concretezza all’impegno, assunto dall’attuale maggioranza in
sede programmatica, di elevare l’obbligo di istruzione di due anni.
I responsabili scuola dei partiti della maggioranza stanno ancora cercando il
punto d’equilibrio tra la posizione, sostenuta dalla sinistra radicale, di un
prolungamento dell’obbligo all’interno del solo sistema scolastico pre-riforma
Moratti (quindi all’interno dei licei e degli istituti tecnici, professionali e
d’arte), e una soluzione, preferita dalla Margherita e dalla maggioranza dei DS,
che non faccia coincidere l’obbligo di istruzione con l’obbligo "scolastico" in
senso stretto.
Il confronto in atto presenta rilevanti implicazioni politiche perché l’adozione
del primo modello comporterebbe in sostanza l’abrogazione della legge n. 53,
come richiesto da sinistra, mentre una soluzione non rigidamente ancorata ai
soli percorsi scolastici tradizionali potrebbe essere trovata anche modificando
più o meno profondamente – ma non abrogando – i decreti legislativi attuativi
della legge.
La prima ipotesi (abrogazione + innalzamento), in mancanza di meccanismi di
riorientamento come quelli contenuti nella soppressa legge n. 9/1999,
rischierebbe di non essere efficace contro la dispersione scolastica. La seconda
deve risolvere il problema politico (non nuovo) di come arricchire l’offerta
educativa fino a coprire per intero le esigenze formative di tutti gli studenti
della fascia 14-16 anni. "Nonunodimeno", direbbe De Mauro.
Obbligo "scolastico"/2. Una partita politica importante
La partita che si gioca in queste settimane sul destino della riforma Moratti, e
in particolare sulle modalità di aumento dell’obbligo, è delicata e importante
anche per le sue implicazioni di carattere politico generale.
La tesi abrogazionista, non a caso sostenuta dai partiti minori dell’estrema
sinistra, comporta l’arroccamento, in pratica la blindatura della maggioranza in
vista dei necessari passaggi parlamentari, e fa aumentare il potere di
coalizione dei citati partiti minori, mentre una linea fondata sul mantenimento
dello schema base Moratti (legge 53), e sulla modifica dei suoi decreti
legislativi, presenterebbe per l’asse DS-Margherita più di un vantaggio.
Intanto consentirebbe al governo e al ministro Fioroni di evitare le insidie
delle aule parlamentari; in secondo luogo sottrarrebbe ai partiti minori il
forte potere di condizionamento di cui essi dispongono, e infine (but not least)
offrirebbe alla minoranza un terreno di dialogo, o almeno di non scontro, su una
delle leggi simbolo della scorsa legislatura.
Sulla ricerca di una soluzione che concili l’idea guida della riforma Moratti
(la personalizzazione dei percorsi formativi) con quella che ispira il programma
dell’Unione (l’unitarietà del sistema fino ai 16 anni) potrebbe anzi formarsi un
consenso assai ampio, quasi da "larghe intese"...
31 luglio 2006 |