GILDA DEGLI INSEGNANTI

PROVINCIA DI NAPOLI

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Sfuma la riforma degli otto licei

Gli istituti tecnici restano tali. I licei, licei. Tutto resta al suo posto, insomma. È l'effetto del decreto ministeriale n. 46 emanato il 13 giugno scorso (si veda IO di martedì scorso), che dichiara prive d'effetto le tabelle di confluenza volute da Letizia Moratti per favorire l'equiparazione tra istituti tecnici e licei e contenute nel decreto attuativo del 28 dicembre 2005.
Decreto quest'ultimo che cancellava, di fatto, tutti gli istituti tecnici e che attribuiva alle regioni la gestione dell'istruzione professionale senza però pronunciarsi quanto all'effettiva entità delle risorse finanziarie disponibili né ai programmi.

Tornano dunque in soffitta, almeno per il momento, gli otto licei (classico, scientifico, delle scienze umane, linguistico, artistico, economico, tecnologico e musicale) considerati la punta di diamante di una riforma (legge n. 53/03) da molti criticata (a cominciare dalla Confindustria per finire ai sindacati) proprio per aver svilito e dequalif***ato l'istruzione professionale. No alla liceizzazione della scuola secondaria di secondo grado, dunque, e riconfermata dignità per l'istruzione tecnica e professionale.

Così, grazie all'unico ma inequivocabile articolo in cui è articolato il decreto (che recita: ´Per le considerazioni svolte in premessa, il dm 28 dicembre 2005, concernente le tabelle di confluenza del percorsi del previgente ordinamento in quelli delle tipologie liceali previste dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e di corrispondenza dei relativi titoli d'uscita, è da ritenere non produttivo di effetti') i licei resteranno licei, gli istituti tecnici rimarranno istituti tecnici e stessa sorte toccherà ai professionali.

Per il prossimo anno, dunque, gli studenti potranno fare affidamento sui vecchi titoli di uscita. E i vecchi percorsi, che potranno essere innovati seguendo l'onda dell'autonomia. Per vedere che cosa succederà in futuro, bisognerà attendere.


Invalsi: sospendere le prove

Sospendere le prove Invalsi a partire da settembre. È questo l'orientamento che sta assumendo il ministero dell'istruzione, che sta predisponendo una nota contenente le linee guida per il direttivo dell'ente.
Le rilevazioni, tra l'altro, a oggi avevano riguardato solo un numero ristretto di scuole e solo per alcune materie, quali matematica, scienze e italiano.

Che il dicastero di viale Trastevere stesse lavorando a una revisione dei sistemi di rilevazione dei livelli di apprendimento era ormai nell'aria. Il viceministro all'istruzione, Mariangela Bastico, rispondendo a una interrogazione parlamentare presentata da Alba Sasso, Donata Lenzi e Katia Zanotti (Ulivo) oltre che da Titti De Simone (Rifondazione), aveva già annunciato la preparazione di un nuovo modello valutativo. Nell'interpellanza si chiedeva di far luce sulla vicenda che ha visto coinvolta una dirigente scolastica dell'Emilia Romagna sottoposta a provvedimento disciplinare dalla direttrice scolastica regionale, Lucrezia Stellacci, per non essere riuscita a imporsi eff***acemente al proprio collegio docenti che aveva deciso, lo scorso novembre, di non somministrare le prove.

´La rilevazione cui mirano i test', ha affermato il viceministro Bastico, ´deve essere resa funzionale sia alla programmazione degli interventi formativi delle scuole sia alla verif***a e alla ridefinizione degli obiettivi generali del sistema dell'istruzione. La revisione decisa dal ministero sarà pertanto finalizzata all'accertamento dell'effettiva congruità ed eff***acia dei contenuti delle prove somministrate e dei tempi della loro erogazione'.

Nel dare le nuove linee guida al presidente dell'Invalsi, Giacomo Elias, il dicastero dovrà tenere conto che i tempi sono comunque stretti.

Con l'andata a regime della riforma, le prove Invalsi diverranno obbligatorie per le classi seconde e quarte della primaria e prime della secondaria di I grado.

 

Niente portfolio, scelta saggia
La vecchia scheda è più sicura per la privacy

Il portfolio non è obbligatorio. E, dunque, le scuole che hanno evitato di adottarlo hanno agito bene. È quanto si evince da una nota emanata dal ministero dell'istruzione il 12 giugno scorso (prot. 5596 disponibile sul sito: www.istruzione.it).
L'amministrazione ha chiarito definitivamente la questione affermando che adottare o non adottare il portfolio non fa differenza (si veda ItaliaOggi del 13 giugno scorso). Anzi, continuare ad utilizzare la vecchia scheda di valutazione è meglio. L'adozione del portfolio, infatti, introduce una serie di rischi per i docenti, perché presuppone la necessità di trattare dati personali e, non di rado, sensibili. Il tutto in assenza del previsto regolamento sulla privacy, che il ministero ha già predisposto da tempo, ma che non è ancora in vigore perché il testo non ha ancora ottenuto il placet degli organi di controllo. Insomma, i docenti che hanno seguito alla lettera le indicazioni della precedente amministrazione rischiano addirittura di andare incontro a gravi responsabilità. Tant'è che l'amministrazione si è premurata di raccomandare ´di gestire con la massima cautela i dati da inserire nel portfolio, considerato che si è tuttora in attesa che il garante per la privacy si pronunci sul testo del regolamento a suo tempo predisposto'.

L'amministrazione ha ricordato, inoltre, alle istituzioni scolastiche che il Tar Lazio ha annullato con due ordinanze la precedente circolare sul portfolio, proprio nella parte in cui prevedeva l'introduzione di una biografia dell'alunno. Biografia che avrebbe dovuto contenere, inevitabilmente, dati personali e sensibili non trattabili in assenza di precise disposizioni.

Insomma, i docenti che hanno compilato il portfolio, al posto della vecchia scheda di valutazione, non solo hanno svolto un lavoro che poteva essere evitato, ma, addirittura, rischiano di avere violato la normativa sulla privacy, con tutto ciò che comporta in termini di responsabilità. Il ministero ha anche raccomandato alle scuole di non introdurre la scheda di valutazione della religione nel portfolio o, comunque, nella scheda di valutazione. Ciò perché la normativa vigente prevede che tale valutazione venga fornita in una scheda a parte. La nota ministeriale, peraltro, non fa che recepire le pronunce del Tar di qualche mese fa, dalle quali si evince chiaramente la non legittimità di una parte consistente della circolare sul portfolio. Resta il fatto, però, che il provvedimento giunge in un periodo in cui le scuole hanno già portato a compimento i relativi adempimenti. E dunque, se da un lato rassicura coloro che avevano legittimamente rifiutato di compilare il portfolio, dall'altro lato informa i docenti che lo avevano adottato che, probabilmente, hanno violato la legge.

Il tutto per effetto di disposizioni ministeriali che prevedevano espressamente lo svolgimento di adempimenti non legittimi. La pronuncia ministeriale, peraltro, non chiarisce che fine farà il portfolio. E dunque, non è chiaro se vi saranno successivi provvedimenti che confermeranno tale istituto valutativo, se del caso, emendandolo di taluni vizi di legittimità. Oppure, più semplicemente, si ritornerà alla scheda di valutazione precedente. Resta da vedere, a questo punto, quali potranno essere i campi di applicazione del regolamento sulla privacy, che dovrebbe terminare a breve il suo iter di approvazione. Una volta approvato il regolamento, infatti, verrebbero a cadere i vizi di legittimità riscontrati dal Tar. Insomma, una questione ancora aperta, che rischia di incrementare ulteriormente il clima di incertezza in cui i docenti sono costretti a operare, per effetto dei continui cambiamenti introdotti negli ultimi anni.


20 giugno 2006