GILDA DEGLI INSEGNANTI

PROVINCIA DI NAPOLI

Piazza G. Bovio, 22  scala D,  secondo piano,  interno 3

tel. 081/7944165,  fax 0812512845  -   email gildanapoli@gildanapoli.it

Home     |     News     |     Comunicati     |    Rubriche    |     Documenti     |    Sede provinciale    |     Cerca    |    Archivio     |     Scrivici
 


Più scuola e scelte chiare

Da troppi anni la scuola italiana è in crisi. Non lo si afferma solo nel nostro paese, ma lo dicono anche ricerche internazionali che la collocano in basso nella classifica. Si potrebbe anche semplicemente interrogare i suoi protagonisti, studenti ed insegnanti. Il bullismo, l’uso trasgressivo dei telefonini cellulari, la diffusione di droghe leggere (ma solo di queste?) indicano il malessere dei bambini e degli adolescenti. La classe docente italiana, la più anziana d’Europa, è esasperata dal carico d’adempimenti burocratici che spesso appaiono come frutto di menti psicologicamente alterate e, nel contempo, si cimenta faticosamente con classi sempre più numerose (da 25 a più di 30 alunni), più eterogenee, per alfabetizzazione, lingua e cultura d’origine, deficit caratteriali o cognitivi.

Quali le cause di questa situazione? Molti ricercatori ed esperti ne individuano una nella televisione alla quale i genitori espongono i figli a qualsiasi età fino a 12 ore al giorno. Così “sistemati” i bambini non solo non inventano giochi, non elaborano le loro esperienze, ma anzi sono usati come “stimolo pubblicitario” all’acquisto nei confronti dei genitori, sognano situazioni angosciose, con mostri, animali feroci, strani umanoidi, genitori in pericolo.

Gli effetti, a breve, scatenano obesità e disturbi dell’apprendimento, come l’iperattività, la difficoltà a concentrarsi, l’aggressività.

Altre cause vengono fatte risalire alla società della competizione senza regole, e soprattutto alla famiglia, stritolata dalla contraddizione tra spinte consumistiche e difficoltà economiche. Dati di ricerche ufficiali parlano di stress, che genera dipendenza da alcool o da droghe per il 31% dei casi, depressione per il 29%, aggressività per il 26%. Quali le fonti dello stress? La paura che i genitori si separino per il 47% dei casi, di non essere all’altezza di un determinato compito (28%). Gli effetti psicosomatici? Disturbi gastrointestinali (31%), cefalee (28%), disturbi cardiaci (24%).

A chi si rivolgono i ragazzi per trovare informazioni e sostegno sui propri problemi (dietetico-alimentari il 31%, sessuali il 26%, psicologici il 14%)? Alla famiglia? Agli insegnanti? No, ad Internet.

D’altronde gli insegnanti, in una società in cui il principale criterio di valutazione è il reddito, sono per molti loro alunni dei falliti, più che un modello da imitare.

E per capire il gap generazionale tra studenti e docenti, è sufficiente osservare che mentre i primi sono dotati di cellulari ipertecnologici, i docenti esibiscono telefonini di prima generazione che la velocità della corsa consumistica relega all’archeologia tecnologica.

Così arriviamo alla responsabilità dei governi che si sono succeduti nei decenni più recenti. Ci sono ancora circa 300 mila insegnanti precari, fra cui molti “docenti squillo” (come qualcuno li ha definiti di recente) impegnati soprattutto alla caccia di supplenze settimanali o giornaliere, sempre all’inseguimento di corsi di formazione molto costosi ma che però ti danno solo 1 punto in graduatoria. Eccezione unica, in questo marasma, i docenti di religione che non solo non rischiano il posto, ma lo acquistano a tempo indeterminato sia sotto Berlusconi, sia sotto Prodi.

E’ ora di fare delle scelte chiare. Impossibile in Italia adottare le misure prese dal governo laburista nella civilissima Gran Bretagna: consentire ai docenti di usare la violenza. Riqualificare gli insegnanti, introdurre incentivi economici e di carriera, dimezzare le classi, aumentare il sostegno all’handicap e al tempo pieno, rilanciare l’edilizia scolastica, sono queste le priorità per evitare la sfascio totale della scuola italiana.

Ci vogliono soldi e si sa che non si possono stampare come i volantini. Però le scelte politiche sono possibili: perché non abolire le 356 comunità montane che ci costano 1 miliardo di euro l’anno, i consigli circoscrizionali nelle medie e piccole città? Perché non congelare i super stipendi dei dirigenti di enti inutili, tagliare il finanziamento alle scuole private (ce lo spiegheranno un giorno se sono private o pubbliche?), erogare meno soldi al clero, investire più risorse per la famiglia e per la formazione del cittadino?

Infine, invitare onorevoli ed eminenze a smettere di strillare quando si parla di questi argomenti, come le più famose oche del Campidoglio che forse, ebbero motivi veri per strillare.

                                                       Prof. Mario Brunetti


16 aprile 2007