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Espero: il fondo pensione complementare della scuola
di Maria Pontillo - COSSMA NAPOLI


La riforma pensionistica n. 335 dell’8/8/95, meglio nota come riforma “Dini”, andando a modificare il sistema di calcolo dei trattamenti pensionistici e basandolo sul sistema contributivo e non più su quello retributivo, ha di fatto suddiviso i futuri pensionati in tre categorie:

- quelli che alla data del 31-12-1995 avevano maturato un’anzianità contributiva di almeno 18 anni, che andranno in pensione col precedente sistema retributivo, legato agli stipendi dell’ultimo periodo lavorativo;

- quelli che al 31-12-1995 avevano maturato un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni che godranno di un sistema misto, parte retributivo e parte contributivo, subendo una perdita del 20% - 25%. Più precisamente a questo personale si applicherà il sistema retributivo per le anzianità acquisite al 31/12/ 1995, mentre si applicherà il sistema contributivo per quelle successive;

- infine quelli che, assunti dall’1-1-1996, si vedranno applicare integralmente il sistema contributivo, strettamente collegato al valore della contribuzione versata. Saranno questi ultimi a subire interamente il peso della riforma “Dini” e a vedersi pressoché dimezzata la pensione.

La devastante conseguenza di tutto ciò sta nel fatto che tale sistema non assicurerà più ai futuri pensionati un tenore di vita dignitoso. Sarà quindi necessario che questi lavoratori, soprattutto quelli che hanno pochi anni di servizio, affianchino alla pensione pubblica un’altra fonte di reddito.

I Fondi Pensione nascono appunto per volontà del legislatore con lo scopo di erogare trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio pubblico al fine di assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale.

Finora sono sorti diversi Fondi Pensione nel settore privato.

Il primo Fondo Pensione del pubblico impiego è quello della scuola: “Espero” che dal 25 ottobre 2004 ha iniziato a raccogliere adesioni.

Nella prima fase Espero è governato da un consiglio di amministrazione provvisorio costituito per metà da membri designati dal Ministero dell’Istruzione e per metà da membri appartenenti ai sindacati rappresentativi della scuola.

Al raggiungimento di 30.000 adesioni, numero minimo necessario, si darà corso alle libere elezioni degli organi sociali. L’operatività del fondo decadrà se entro 18 mesi non verrà raggiunta la basa associativa minima

Il Fondo si alimenta:

- con un contributo dell’1% a carico del lavoratore che, volontariamente, può decidere di incrementarlo;

- con un contributo dell’1% a carico del datore di lavoro. L’accordo per il comparto della scuola prevede una maggiorazione di durata annuale per coloro che aderiscono entro il primo biennio di esercizio del Fondo Espero (1% in più per chi aderisce il primo anno, 0,50% in più per chi aderisce il secondo anno);

- una quota di TFR (2 %) per i lavoratori già in servizio alla data del 31/12/2000 che, all’atto di adesione al fondo, dovranno optare per il passaggio dal regime del TFS al regime del TFR;
- tutto il TFR (6,91%) per i dipendenti assunti dal 1/1/2001;

- un incentivo pari all’1,50% della retribuzione utile ai fini della buonuscita, solo per i dipendenti già in servizio al 31/12/2000 che aderiranno al Fondo.

Il ruolo del TFR nella scelta dell’adesione al Fondo Espero

Da tempo immemorabile il dipendente pubblico al momento della cessazione del rapporto di lavoro riceve l’indennità di buonuscita o liquidazione denominata recentemente anche TFS. Essa viene calcolata sull’80% dell’ultima retribuzione utile moltiplicata per gli anni di servizio.
Il dipendente privato, invece, riceveva e riceve il TFR – trattamento di fine rapporto – che consiste nella capitalizzazione individuale dei contributi versati, accantonati e rivalutati annualmente unitamente agli interessi maturati.

L’estensione del TFR ha riguardato i lavoratori pubblici assunti a decorrere dall’1/1/2001.

Coloro che erano già in servizio a tempo indeterminato nella Pubblica Amministrazione al 31/12/2000 continuano a trovarsi in regime di TFS – trattamento fine servizio – tranne che non optino per il TFR aderendo volontariamente al Fondo Pensione Espero. Tale opzione dovrà avvenire entro il 31 –12 - 2005.

Il “silenzio assenso”

Il problema del “silenzio- assenso” è diventato un vero e proprio tormentone. Se ne parla dappertutto e le informazioni che circolano sono spesso inesatte e inutilmente allarmanti. Vediamo di che si tratta.

E’ la disposizione prevista dalla nuova legge di riforma pensionistica del 23-8-2004 che prevede l’emanazione di un decreto legislativo in base al quale ci sarà un periodo di sei mesi decorso il quale, se non interviene formale rinuncia del lavoratore, il TFR maturato verrà trasferito ai fondi pensione complementari.

Va però precisato e ce ne informa anche l’INPDAP con la nota prot. 759 del 9-8-2004, che prima dell’emanazione dei decreti attuativi della legge di riordino del sistema pensionistico non è possibile prevedere se e in che modo i pubblici dipendenti saranno interessati all’istituto del “silenzio assenso”.

Le ultime novità

A fine novembre, a seguito di un incontro tra le parti, è stato chiarito che:

- dopo i 18 mesi entro i quali il Fondo deve acquisire le 30.000 adesioni necessarie a superare la fase transitoria ci potrà essere, se necessario, una proroga di 12 mesi decorsi i quali, senza aver raggiunto l’obiettivo, il fondo deve essere sciolto;

- ad ogni aderente al Fondo verrà attribuita una posizione individuale certificata mensilmente dall’INPDAP;

- allo stato attuale non è dato sapere da quale data decorrono i primi 12 mesi di operatività del Fondo, durante i quali l’Amministrazione dovrà versare il bonus dell’1%.

Infine le OO.SS e il MIUR hanno concordato la concessione di ore per assemblee sindacali eccedenti le 10 annuali allo scopo di rendere possibile l’informazione puntuale circa il Fondo a tutto il personale della scuola.