da Tecnica della Scuola
24/11/2009
Precari, ognuno di loro allo Stato fa
risparmiare 9.000 euro l’anno
di A.G.
La denuncia è della “Rete
organizzata docenti e Ata precari” di Venezia che in questi giorni sta
preparando una piattaforma attorno a cui organizzare la mobilitazione:
dicono che è stato economicamente vantaggioso sfruttare i supplenti a
vita, ma ora basta. Intanto il Tar del Lazio continua a commissariare il
Miur, anche dopo l’approvazione del dl 134/09.
Perché allo Stato conviene mantenere in vita i
posti vacanti piuttosto che assumere il personale? Semplice, per
risparmiare. Ne è convinta la “Rete organizzata docenti e Ata precari” di
Venezia che in questi giorni ha preparato una piattaforma attorno a cui si
riunirà presto per formulare il piano di mobilitazione da adottare: nella
prima bozza del “Manifesto per la lotta contro la precarietà nella scuola”
sono contenute tutte le richieste che negli ultimi mesi hanno mobilitato
migliaia di lavoratori non di ruolo. Ad iniziare dalla necessità di
assumere a titolo definitivo sulle decine di migliaia di posti vacanti
sino ad oggi assegnati ai supplenti annualmente.
Il movimento di precari veneti ha anche
quantificato i benefici economici che porterebbero l’amministrazione a
“mantenere una quota straordinaria di personale (un lavoratore su cinque)
con contratto a tempo determinato”: si tratta di 8-9 mila euro l’anno.
“Questo – sottolineano - per lo stipendio estivo che i supplenti fino al
termine dell’attività didattica non percepiscono, ma soprattutto per la
progressione di carriera inesistente”.
Per dare una svolta ad una situazione di stallo,
con gli unici posti messi a ruolo solo per il turn over derivante dai
pensionamenti, i precari hanno preparato una condensato di idee, dalle
quali intendono partire per "definire alcuni obiettivi di lotta che, se
raggiunti, porterebbero alla fine o alla fortissima riduzione del
fenomeno: non ci interessa – spiegano - entrare nel merito dell’immissione
in ruolo di questa o quella categoria di precari, non ci interessa solo la
stabilizzazione degli attuali docenti e Ata con contratto a termine, ci
interessa la lotta contro la precarietà, attuale e futura".
Nel documento i precari veneti spiegano che nel
corso degli ultimi dieci anni "si sono elargite a destra e a manca
supplenze annuali, ma perché – con ogni amministrazione e con governi di
ogni colore – è stato economicamente vantaggioso sfruttare i supplenti a
vita". Ora però si rivolgono ai responsabili dell’istruzione per dire
"basta con lo sfruttamento".
A tal fine chiedono l’eliminazione "delle
differenziazioni tra supplenti annuali, supplenti fino al termine
dell’attività didattica e supplenti temporanei; la parità di trattamento
economico e normativo per quanto riguarda ferie, malattia, permessi tra il
personale a tempo determinato e indeterminato; la progressione di carriera
(scatti di anzianità) anche per il personale a tempo determinato, almeno
dopo quattro anni di servizio, com’era per gli insegnanti di Religione
Cattolica prima che una sanatoria li immettesse scandalosamente in ruolo,
lasciando gli altri supplenti a vita".
"È ora di finirla – continuano - con il fatto che
un precario, anche dopo quindici o vent’anni di servizio, abbia sempre lo
stipendio a livello zero; già alcune sentenze di giudici del Lavoro di
alcuni tribunali del Paese hanno riconosciuto il diritto agli scatti di
anzianità anche per i lavoratori a tempo determinato. Ricordiamo, tra
l’altro, che la disparità di trattamento contraddice gli orientamenti
comunitari in materia di rapporti di lavoro, con particolare riferimento
alla direttiva 1999/70/Ce del Consiglio dell’Unione europea del 28/06/99".
Il Manifesto contiene, inoltre, la richiesta di "ricostruzione della
carriera, per gli immessi in ruolo, considerando tutto intero il servizio
pre-ruolo, mentre oggi sono riconosciuti solo i primi quattro anni e i due
terzi del rimanente".
Chiedono, quindi, che "la parità di trattamento
tra personale a tempo determinato ed indeterminato, per un’uguale
prestazione lavorativa", assieme alla facoltà per il personale di ruolo di
fare propri gli spezzoni di cattedra sino a "sei ore di straordinario",
trovi "posto nel Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto
Scuola, in scadenza il 31 dicembre di quest’anno".
Intanto, sempre in tema di precariato scolastico,
sebbene la settima scorsa sia stato approvato anche dal Senato il dl
134/09, il Tar del Lazio continua a produrre sentenze di commissariamento
del Miur (l’ultima è la n. 5408) per la vicenda degli spostamenti in
“coda”. Il punto è sempre lo stesso: qualora entro un mese gli Usp non
provvedano ad inserire nelle graduatorie i precari vincitori del ricorso
con il sistema a “pettine” anziché in “coda” la questione diventerà di
competenza del commissario ad acta. Tuttavia è davvero improbabile che
tutto ciò possa verificarsi.
Nelle prossime settimane, infatti, il dl 134, che
mantiene in vita le attuali graduatorie confermando il discusso
regolamento con gli spostamenti dei precari soli in fondo alle tre nuove
province prescelte, voluto dal ministero dell’Istruzione, dovrebbe essere
promulgato dal Capo dello Stato. E pubblicato, successivamente, in
gazzetta ufficiale. Una prospettiva che l’Anief si ostina a non voler
ammettere: "ci siamo già rivolti al presidente della Repubblica – ha detto
il suo leader Marcello Pacifico - perché rinvii all’esame del parlamento
una legge ritenuta ingiusta ed inutile da tutti i precari durante le
audizioni, disconosciuta dalle Regioni, e illegittima per l’evidente
violazione di diversi articoli della Costituzione".