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Istruzione
obbligatoria e buona scuola:
una sfida da non perdere
La Finanziaria 2007 ha decretato che l’
istruzione
obbligatoria sia impartita per almeno dieci anni.
Quali i contenuti perché questa sfida non resti vuota formula,
ingannevole per i soggetti interessati,
per il nostro Paese e per il futuro di tutti?
di Rino Di Meglio, dal
Centro Studi della Gilda
L’articolo 281, comma f della finanziaria
appena approvata alla Camera ha confermato l’innalzamento dell’
obbligo scolastico per almeno 10 anni.
Questa, con altre misure (modifica della
scuola dell’ infanzia, modifica degli orari degli istituti
professionali, decisione di diminuire il numero dei bocciati, tanto
per nominarne solo alcune) costituisce l’ ossatura di un programma di
politica scolastica, inserito in un intervento di politica
finanziaria. Operazione quanto meno anomala, che sottrae al dibattito
parlamentare e della società civile una materia delicata che non può
essere avocata a sé da nessuna maggioranza politica, essendo
l’istruzione ambito in cui occorre ricercare ampia condivisione di
vedute e di obiettivi.
Sull’ obbligo, Mariangela Bastico, viceministro
alla Pubblica istruzione, aveva dichiarato al nostro mensile “L’innalzamento dell’obbligo di istruzione a 16
anni costituisce un investimento strategico per elevare i livelli di
sapere diffusi nel nostro Paese. “Una scelta dello spessore di
quella compiuta nel 1962 con la istituzione della scuola media unica.
Questo è il senso politico e istituzionale di una decisione che il
Parlamento è chiamato ad assumere, indipendentemente dallo strumento
legislativo utilizzato” (“Professione
docente”, novembre 2006).
Non vi è dubbio che l’innalzamento dell’
obbligo scolastico sia un “investimento strategico”, ce lo dice dal
2000 il documento sottoscritto a Lisbona da tutti i paesi europei, ma,
prima ancora, lo conferma il dato
storico secondo cui i governi hanno sempre mirato ad elevare la
scolarità. Naturale, quindi, che sul principio
non si può che essere in accordo, ma sulle modalità con cui questo
è stato assunto abbiamo diversi dubbi.
Prima di tutto, perché il nodo non è la scolarità, ma i livelli di apprendimento,
infatti gli studiosi ci informano che i due obiettivi dovrebbero
essere in successione storica. Prima,
i governi si dedicano a rendere accessibile, persino obbligatoria,
la scolarità per tutti. Poi, si dovrebbero dedicare a migliorare i
livelli di apprendimento.
Ora, il secondo obiettivo - malgrado l’aumento
della scolarità di massa - in Italia non pare essere stato
perseguito. Anzi. Le diverse misure prese dai governi sono andate
nella direzione di alleggerire i
contenuti per allargare la scolarità ed è
difficile interpretare come un progetto per migliorare i livelli di
apprendimento l’ ultima decisione, nella finanziaria 2007, di
aumentare i promossi. per legge del 10%
Da molte parti si continua a ripetere che la
nostra scuola non è efficace e che i risultati dei nostri studenti
sono sconfortanti. Il governatore della Banca d’ Italia, Mario
Draghi, ha incentrato la lectio magistralis
con cui ha inaugurato l’ anno accademico alla “Sapienza” nel novembre
di quest’ anno, sul rapporto livelli di
istruzione e crescita economica,
ribadendo le critiche al nostro sistema scolastico. Tuttavia, egli ha
sottolineato alcuni punti che nessun organo di stampa ha messo in
evidenza, ma che sono fondamentali. Draghi ha sostenuto che solo una
“buona istruzione incide sulla efficienza delle imprese” e che occorre
“ garantire a tutti i giovani le medesime opportunità di successo
nell’apprendimento, purché si
adoperino per meritarlo”.
Qui sta la sostanza: può darsi una buona scuola
senza richiedere l’ impegno dei giovani a meritarla? Il principio
dell’ innalzamento dell’ obbligo è virtuoso non in sé, ma solo in
rapporto con i contenuti e le modalità. Se ciò non avvenisse esso
diventerebbe una vuota formula, ingannevole per i soggetti
interessati, per il nostro Paese e per il futuro di tutti.
(Pubblicato nel numero 20/2006 del Quindicinale Scuola del “ Sole
24 ore”)
Questo il testo del comma 278. sull’ innalzamento dell’
obbligo
del Maxiemendamento votato al Senato |
L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed
è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di
studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica
professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo
anno di età. L’età per l’accesso al lavoro è conseguentemente
elevata da quindici a sedici anni. Resta fermo il regime di
gratuità ai , in particolare, portano a termine gli studisensi
degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo,
del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. L’adempimento
dell’obbligo di istruzione deve consentire, una volta
conseguito il titolo di studio conclusivo del primo ciclo,
l’acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai
curricula relativi ai primi due anni degli istituti di
istruzione secondaria superiore, sulla base di un apposito
regolamento adottato dal Ministro della pubblica istruzione ai
sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988,
n. 400. Nel rispetto degli obiettivi di apprendimento generali
e specifici previsti dai predetti curricula, possono
essere concordati tra il Ministero della pubblica istruzione e
le singole regioni percorsi e progetti che, fatta salva
l’autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di
prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il
successo nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Le
strutture formative che concorrono alla realizzazione dei
predetti percorsi e progetti devono essere inserite in un
apposito elenco predisposto con decreto del Ministro della
pubblica istruzione. Il predetto decreto è redatto sulla base
di criteri predefiniti con decreto del Ministro della pubblica
istruzione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano. Sono fatte salve le competenze delle regioni a
statuto speciale e delle province autonome di Trento e di
Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e alle relative
norme di attuazione, nonché alla legge costituzionale 18
ottobre 2001, n. 3. L’innalzamento dell’obbligo di istruzione
decorre dall’anno scolastico 2007/2008. |
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Per saperne di
più.....
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Per scolarità, che gli
studiosi americani chiamano educational attainment, si
intende quante persone studiano e, in particolare, portano a
termine gli studi. Per livelli di apprendimento
educational achievement, quanto imparano le persone che
studiano.
L’ attainment e l’ achievement costituiscono due
diversi generi di obiettivi, i quali hanno peraltro anche una
caratterizzazione storica: i sistemi scolastici si prefiggono
in un primo tempo di rendere la scolarità accessibile, persino
obbligatoria, per tutti; in una seconda fase, dopo aver
conseguito una scolarizzazione “di massa”, si dedicano a
migliorare i livelli di apprendimento.
(G. Gasperoni, Il rendimento
scolastico, Il Mulino) |
3 gennaio 2007
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