UNA BREVE STORIA
DELL'EDUCAZIONE DEI SORDI
a cura di Franca Lazzarini
Nell’antichità non vi era consapevolezza del
legame fra sordità e mutismo.
In tutta Europa i sordi non godevano di alcun diritto perché considerati persone
con problemi mentali.
La concezione per cui il pensiero si potesse solo sviluppare attraverso la
parola articolata portava il senso comune a credere che i sordi fossero
addirittura "mentecatti furiosi".
I Romani ereditarono dai Greci l’amore per la perfezione fisica e ciò li indusse
ad uccidere tutti i neonati con problemi. Un decreto di Romolo (753 a.C.)
allargò la fascia temporale sino ai tre anni e questo permise di identificare e
quindi brutalmente sopprimere anche i bambini sordi che altrimenti, considerata
la relativa "invisibilità" del loro deficit, avrebbero invece potuto salvarsi.
Ben più fortunata sorte incontrarono i nobili. Nel I° secolo d.C. Plinio nella
"Storia Naturale" parla di un certo Quinto Pedio, nipote sordo dell’omonimo
console romano. In quanto nobile gli fu concessa la grazia e la possibilità di
coltivare il suo estro artistico nella pittura.
Sotto l’imperatore Giustiniano ( 527 – 565 d.C.) si cominciò a distinguere tra
sordità e mutismo ed ai sordi che fossero minimamente in grado di scrivere
vennero attribuiti pieni diritti legali. È verosimile credere che quest’ ultimi
in realtà , in quanto istruiti, avessero perso l’ultimo in età avanzata.
Diverso fu il discorso in Europa per i sordi dalla nascita, i quali vennero
considerati inadatti a ricevere un’istruzione fino al 1600; in Italia
addirittura fino al 1923.
Nel Medioevo si subì un’involuzione in ogni settore ed in campo medico si
cercavano nervi comuni all’orecchio e alla lingua ed ancora si ipotizzava che
fosse il frenulo a causare il mutismo. Altrimenti, credendo che la bocca fosse
connessa con le trombe d’Eustachio, si urlava nella bocca del sordo per farlo
sentire.
Con l’avvento dell’ Umanesimo e del concetto di uomo nuovo in cerca di
riscatto e dignità attraverso la cultura, effetto benefico ne subì anche il
campo dell’educazione dei sordi.
Nuova forza riprese la consapevolezza della relazione fra sordità e mutismo ed
il fatto che il pensiero potesse prendere forma non solo attraverso la voce.
Girolamo Cardano (1500) scriveva: " In realtà noi abbiamo la possibilità di
manifestare i nostri pensieri sia con le parole che con i gesti ...."
Le prime notizie sull’educazione dei sordi arrivano dalla
Spagna.
Padre Ponce de Leon insegnò a leggere, scrivere e far di conto a tre fratelli
sordi nobili di Castiglia.
Il fatto che proprio un monaco benedettino si prese cura di ragazzi sordi non
stupisce molto.
Infatti i monaci per aggirare la regola del silenzio comunicavano a segni ed
ogni monastero sviluppava al suo interno una personale versione di questa
lingua.
Nuovi istruttori nacquero in Spagna ereditando il metodo di un certo Ramirez de
Carrion. Essi furono molto gelosi delle loro tecniche in virtù anche dei
cospicui guadagni che ne traevano.
De Carrion in Italia educò Emanuele Filiberto Amedeo principe di Carignano.
Discutibili i suoi metodi che comprendevano l’uso di purghe, rasatura della
testa e bevande di brandy, nafta e salnitro e tecniche di privazione e
ricompensa secondo le quali l’allievo veniva affamato, picchiato e privato della
luce.
A proposito di quest’ ultimo argomento il dottor Pietro Celo, recentemente, ha
scritto un’ironica e divertente parodia su di un ipotetico trattato di
educazione dove questa volta i parametri vengono totalmente ribaltati: a venir
istruiti alla nobile arte del comunicare coi segni è una stolta minoranza di
cittadini udenti, poveri e sventurati, i quali per fortuna, grazie ai loro
istruttori sordi, possono riscattarsi e salvarsi dall’oscurità di pensiero!
"…..In codesta condizione di speranza crescono li udenti; per loro superfluo
è il Segno e l’espressione del viso. Le membra si atrofizzano e la vista si fa
ottusa, intelletto e raziocinio perdon così una grande occasione di ricchezza e
di sviluppo….Quali i rimedi dunque, quali le proposte…parecchi sono li esercizi
da intraprendere…..Taluni sordomuti da anni compiono tale gravoso compito e pare
che incoraggianti sieno i risultati.
Qualche udente, pur correttamente parlando, con le mani segna sì armoniosamente
che pare sordo sin dalla nascita. Oh quale sublime complimento! Quale prezioso e
nobile risultato. Ecco un udente restituito alla pienezza de la conoscenza, a la
totalità del sentire intimamente e profondamente la beltà de l’universo!
In altri campi….s’agita in Europa lo strumento dell’elettricità e del galvanismo
come mezzi d’aiuto per la condizione d’udibilità………………………………….
In egual modo possiamo supporre che il galvanismo giovi a le immobilità de li
arti superiori ne i casi di debolezza dei nervi delle braccia…." (P. Celo,
2001)
(continua)
BIBLIOGRAFIA:
a cura di Li Destri, Volterra "Passato e Presente" -
Gnocchi, 199
Caselli, Maragna, Rampelli, Volterra "Linguaggio e Sordità" - La Nuova
Italia,1994
Pietro Celo "Il maestro de i segni" – Edizioni Kappa, 2001
18 agosto 2005
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