01/09/2020 Professione docente, il nuovo numero di settembre
La vera posta in gioco dopo la crisi: snaturare in toto le caratteristiche della scuola repubblicana. In questo numero si cerca di sollevare il velo, per aprire occhi e coscienze
venerdì 28 agosto 2020
Sarebbe stato bello che, in questo numero di Professione docente, l’argomento Covid-19, predominante in tutto il numero precedente di maggio 2020, fosse rimasto come sfondo di una situazione ormai superata. Così non è, purtroppo. Per ora sembra che si sia fermata, almeno in Italia, la fase pandemica grave ma il futuro prossimo non appare ancora rassicurante. Le notizie sui contagi vacanzieri, fuori e dentro il nostro Paese, sono, al momento in cui scriviamo, piuttosto serie. Vi sono comportamenti e assembramenti che diffondono il virus, come è ormai assodato.
Sarebbe stato bello anche che, pur in situazione ancora critica, in questo numero di Professione docente, si fosse potuto ragionare su elementi certi non tanto relativi al virus, quanto alle decisioni ministeriali sull’ inizio del nuovo anno scolastico. Che i docenti, gli studenti, i genitori, i sindacati, l’opinione pubblica sapessero, già da giugno, se e come sarebbe iniziata la scuola. Così non è stato, purtroppo.
Il ministro della Pubblica Istruzione, onorevole Azzolina e- dunque il governo- hanno temporeggiato, elaborato soluzioni fantasiose che duravano lo spazio di un giorno, dichiarato e chiacchierato molto sui social, sul web, rilasciando intervista a tutto tondo ma non hanno mai prodotto soluzioni concrete, fattive; non hanno mai discusso con i sindacati che rappresentano i lavoratori della scuola; non hanno mai chiesto quella collaborazione che una tale situazione, nuova nella storia della Repubblica, avrebbe richiesto.
Hanno agito in solitudine? Non è del tutto così: si sono mossi in maniera incongrua, a volte maldestra, ma quasi sicuramente, in questo strano balletto, era evidente ad alcuni attori quale fosse la vera posta in gioco.
Presto è apparso chiaro a chi osservasse con attenzione la situazione drammatica della scuola che si stava lavorando non per un ritorno a scuola di studenti e insegnanti ma per altro. Non per riconfermare la scuola, bensì per cambiare la scuola e non in meglio.
E’ successo ciò che purtroppo succede molto spesso in Italia, che le catastrofi suscitino non tanto gli interventi di aiuto quanto gli appetiti di chi vuole trarre profitto. Non ricordiamo per carità di patria episodi spaventosamente cinici successi non molto tempo fa. Trarre profitto, nel caso della scuola, sembra riferirsi al progetto di snaturare in toto le caratteristiche della scuola repubblicana, il cui obiettivo istituzionale è la formazione dei giovani e la loro educazione al pensiero critico.
Il progetto è ormai evidente e di questo si occupa il giornale, di sollevare il velo, per questo, molti interventi ne disegnano, in un percorso serrato e argomentato, il quadro.
Comincia Rino Di Meglio, nel tradizionale Punto, Dopo la crisi, aprire occhi e coscienze, con un invito pressante ai colleghi perché si vigili con attenzione sulla libertà di insegnamento, che si cerca di annullare. Libertà che è garanzia per la tenuta democratica del Paese e che, affidata ai docenti, dai docenti deve essere difesa. In questa prospettiva, si muoveranno gli interventi del Convegno del 5 ottobre, La scuola al tempo del Covid-19: occhi e coscienze aperte, che si svolgerà anche via web, dedicato alla giornata mondiale del docente. Ester Trevisan, Cronaca di un blitz, ricompone le tappe del progetto, analizzando anche le conclusioni delle commissioni che dovevano definire le condizioni pratiche di un ritorno a scuola in sicurezza e che invece si sono occupate di ben altro. Gianluigi Dotti, Salvare l’Alitalia e non la scuola, dimostra, dati alla mano, che se davvero la scuola fosse considerata importante, il governo avrebbe dovuto impegnare molto investimenti. Invece, l’Alitalia ha raccolto più consenso e più soldi…. Fabrizio Reberschegg, Avanzano i profeti della scuola nuova, una meticolosa ricognizione dei soggetti, non più occulti, che trainano il progetto dissennato di fare della scuola una azienda al comando dei dirigenti. Nella stessa direzione va il contributo di Giulio Ferroni,Per una scuola capace di fare i conti con un difficile futuro, che analizza il portato di questa crisi caduta direttamente sulla scuola e sostiene come le varie soluzioni, in primis dell’ANP, siano dannose per un’istruzione aperta al futuro. Attorno al Covid-19, vi sono anche ulteriori riflessioni da non trascurare: la deresponsabilizzazione concessa dal ministro agli studenti e la colpevolizzazione verso gli insegnanti da parte di certa stampa. Elvio Mori e Maria Alessandra Magali, in una lettera al ministro Azzolina, Tana liberi tutti: promossi senza preoccupazioni, commentano con il dovuto rigore il tutti promossi a prescindere del Ministro; mentre Michele Anelina, Piero Capello e la Gilda di Sardegna scrivono Risposte, in bello stile alle accuse gratuite e di cattivo gusto del direttore de “ Il Giornale”, per cui i docenti sarebbero dei “ furbetti”.
Sulla DaD e sulle sue conseguenze passate e future riflettono Alberto Dainese, Didattica a distanza: non era meglio fare poche, semplici cose? , il quale sostiene che tutto il processo della DaD abbia sofferto di un eccesso di eroici furori, anche da parte dei docenti e Roberto Casati, Avanza la migrazione digitale? Scorci, problemi, “compiti per le vacanze, che dettaglia, con un criterio di filosofia pratica, alcune importanti nuove situazioni, da analizzare con impegno.
Marco Morini, L’ Italia ha fatto (buona) scuola traccia un accurato prospetto mondiale delle decisioni dei vari Paesi in relazione alla chiusura delle scuole per il Covid-19, da cui si ricava che, almeno qui, il nostro Paese ha fatto la scelta giusta.
Due articoli si collocano di scorcio nel tema della pandemia: Massimo Quintiliani, L’ estate delle vacanze in Italia all’ insegna del turismo lento, rurale e di prossimità, suggerimenti ed idee che avrebbero potuto essere salutari per tutti e Stefano Battilana, Fauda, il kaos di due mondi paralleli racconta di una scoperta televisiva, merito del lockdown.
Nella problematica scolastica, anche senza pandemia, si inseriscono gli articoli di Antonio Antonazzo, Concorsi di colpa, in cui egli dimostra come l’annoso problema del precariato e dei relativi concorsi non abbia colpevolmente subìto alcuna accelerazione, pur in questa situazione di emergenza e di Fabrizio Reberschegg, Servono almeno 200 milioni per la commissioni. Dello stesso autore, Uno schiaffo per i docenti, le motivazioni che hanno portato la Gilda a non firmare il Contratto nazionale integrativo sul MOF, che sottrae ai docente la somma del bonus merito. Conclusione inevitabile di una lunga e convinta battaglia della Gilda su questa questione.
Fabrizio Tonello, Montanelli, le statue e un ventennio da studiare meglio, riflette con un taglio storico su una questione di cronaca (?), che tale non deve essere e Piero Morpurgo ritorna con un’altra puntata della STORIA DELLA SCUOLA, 1941 studenti e insegnanti combattono per la libertà sognando l’ Europa unita.
Infine due recensioni: una di Renza Bertuzzi, La rappresentanza, forma necessaria della democrazia, relativa ad un testo prezioso in questa epoca di smarrimento politico e anche in un momento in cui dovremo decidere sul referendum per il numero dei parlamentar, Francesco Pallante, Contro la democrazia diretta, Einaudi ; l’ altra di Gianluigi Dotti, Dall’ aforisma all’ argomentazione, di un testo di Gianluca Gallotta, Che ne dici di tornare a pensare? Come risvegliare il cervello nell’ epoca dei socialnetwork. Il nuovo Melangolo.
Attenzione dunque e occhi aperti: il futuro della scuola e del Paese hanno bisogno delle coscienze di tutti e soprattutto degli insegnanti.
Renza Bertuzzi